Insegnanti

Dev’essere decisamente molto tempo che non scrivo stavolta. È che è succede in questi giorni che sto lavorando a un progetto serio, ma di quelli che si fanno in più persone e se parte ci vuole un commercialista per le tasse e un avvocato per i dettagli legali. Ma non so ancora se dirlo o no, penso che deciderò nel prossimo post.
Per intanto parliamo d’altro. Parliamo di scuola. Scuola intesa come dalla scuola elementare alla scuola superiore. Dopo esserne uscito ho pensato che finalmente ne ero uscito, potevo andare a fare un’università che non comprendesse storia e italiano tra le materie da studiare. Di tanto in tanto però mi è capitato di ributtare un occhio dove sono passato, con una occhio nuovo ho visto di tutto.

Alle elementari avevo due maestre, quella di matematica geometria e similia che mi ricordo si chiamava Marina Z-qualcosa, di cui però purtroppo non ricordo granché se non vagamente la faccia. E gli occhiali. L’altra è Silvia, madre di Alessio, che frequento tuttora. I casi della vita. Delle elementari la cosa che ho apprezzato era il buon rapporto madre-insegnante, cosa che migliorava la comprensione di cosa succedeva a scuola di entrambe le parti, e comunque le maestre almeno con me hanno fatto un buon lavoro.

Le medie sono praticamente nebbia. Non c’è nulla che mi ricordi di importante, né professori né amicizie. A parte la professoressa di italiano-storia che si lamentava delle mie enormi lacune in storia. Come è sempre stato d’altronde.

Le superiori mi sono piaciute. Di professori ce ne sono stati svariati e alcuni interessanti. A parte un pazzo sciroccato che insegna ancora, compatisco le classi che se lo sono beccato. Comunque a parte gli sciroccati, il primo professore che mi ha veramente interessato era il primo professore di informatica che ho avuto, che con una semplice strategia mi ha insegnato cos’è l’informatica. Per metà dell’anno scolastico non ha fatto lezione regolare, ci proponeva indovinelli matematici, quiz e quant’altro. Perché in fondo gran parte dell’informatica è questo. E poi non sembrava un professore, non ti faceva sentire le classiche posizioni di studente e professore, sembrava quasi volerci dare le dritte per andare bene nella materia, e poi ti metteva proprio allegria, era molto simpatico. Insomma, fuori dal comune, quando ha detto che se ne sarebbe andato perché era stato trasferito o qualcosa del genere, ora non ricordo di preciso, mi sono sentito veramente triste, e questo in un solo anno che ha insegnato nella nostra classe. Gli altri due che ho apprezzato molto sono la professoressa di italiano (non l’avrei mai detto, veramente), il cui insegnamento che avrebbe dato a ognuno di noi se potesse è pensare con la propria testa. L’altro è il professore di elettronica, che parlando di gente che aveva fatto assenza di massa per non fare il compito ha detto che non bisogna scappare dai problemi, ma affrontarli. Qualcuno ha avuto l’occasione di sentire la stessa cosa detta da me, mi è rimasta molto impressa. Entrambi non erano molto popolari, specie quello di elettronica che era molto… lo definirei burbero. Il mio istinto però mi diceva di non seguire gli altri. Anche se, se non fosse stato proprio per un compito di elettronica, non l’avrei mai capito. Nella crisi che ho avuto in quinto, non avevo studiato bene per il compito, e avevo notevoli difficoltà a uscire vivo da un esercizio. In maniera neanche troppo velata, mi ha aiutato a ragionare e se non sbaglio quasi mi ha detto delle formule. Sul momento sono rimasto tipo allibito quando ho capito che voleva aiutarmi, lui, il professore che ritenevo più rigido.

E, ad oggi, ci sono cose che proprio non mi vanno giù. Cose per cui adesso mi chiedo “ma possibile che non te ne sei accorto prima?”, ma ovviamente la risposta è no, prima ero dentro la scatola, non vedevo un bel niente. Ora che sono fuori dalla scatola mi sembra tutto così facile da capire. Il professore di elettronica aveva solo la facciata da burbero forse per farsi rispettare, forse per non far vedere che in fondo era un bonaccione. La professoressa di italiano che non so perché ora come ora mi da l’impressione della madre, anche se non so dire neanche io perché. La professoressa di religione, che mi ero scordato. La professoressa più odiata penso. Odiata perché ovviamente non faceva lezioni di religione. La sua lezione era improntata su domande che hanno quasi dell’esistenziale, “cos’è per te l’amicizia?”, oppure il rispetto o così via. Ora capisco che le domande a cui rispondevo con leggerezza allora sono tutt’altro che banali. Cos’è l’amicizia? Bè caspita mica è una cosa a cui risponderei su due piedi.

La cosa che però accomuna tutti i professori che ho avuto, ma credo che valga per la maggior parte di essi in generale, dalle elementari alle superiori, è che si preoccupano. Si preoccupano di noi, che abbiamo una formazione, ma anche, se potessero, di renderci la vita più facile, di darci protezione. La maestra Silvia che parlava con mamma e si scambiavano consigli, il professore di elettronica che mi ha aiutato quasi ai limiti della sua posizione di insegnate, cosa che avrebbe benissimo potuto evitare ma che ha voluto fare comunque, sono esempi lampanti che i professori non sono quello che sembrano.

Detto tutto questo la cosa che più mi dispiace nella scuola è la mancanza di vero contatto tra i due mondi dei studenti e degli insegnanti. Adesso, io non sono un grande esperto nelle riforme scolastiche, però credo che far avvicinare queste due sfere porterebbe non pochi giovamenti, primo a livello umano, perché i professori potrebbero essere seri candidati anche per dare una mano agli studenti nei problemi personali, ma anche a livello scolastico. Infatti un grosso problema soprattutto alle superiori è lo scontro che c’è tra studenti e professori, cosa che però è quasi sempre non voluta dai professori. Dubito che una persona che vada a lavorare abbia voglia di litigare tutti i giorni con la propria classe, per intenderci. Nella peggiore delle ipotesi, si limiterebbe a rimanere neutro. Le condizioni in cui gli studenti riducono le scuole è la manifestazione dell’odio che essi provano per essa. In un video che ho visto oggi c’era scritto che una protesta senza proposta è inutile. Infatti fare una cosa del tipo “avvicinare studenti e professori” non è una cosa secondo me molto difficile, un idea molto banale è educare i bambini fin da piccoli che gli insegnanti sono un loro supporto facendoci prima di tutto prendere confidenza, ad esempio una o due settimane prima che inizino ufficialmente le lezioni ci potrebbe essere qualche incontro neanche costoso, come ad esempio per i bambini della prima elementare e dell’asilo potrebbe essere fare qualche gioco o i classici cartelloni che però potrebbero essere incentrati sulla coesione tra i due gruppi (sto finendo i sinonimi!); per quanto riguarda le superiori si può fare qualcosa di più “adulto” come, non so, una cena, o un cinema, adesso non ho pensato con attenzione alla cosa ma non è così difficile trovare qualche attività anche non costosa per incontrarsi e scambiare due chiacchiere in modo piacevole.

Un’altra idea, anche se questa è un po più campata per aria, è l’introduzione di materie che credo si possano definire “alternative”. A parte fare in maniera decente educazione sessuale, visto che con tutto il tabù che c’è in Italia alle pochissime lezioni che mi hanno fatto ci hanno girato così tanto intorno che non ci ho capito niente, ma anche cose del tipo una materia sui metodi di studio, o delle tecniche di memoria, e cose del genere, visto che una persona ormai deve studiare almeno 18 anni tanto vale che gli si insegni fin da subito come farlo in maniera efficiente, o quantomeno decente.

Anche se ho già parlato tanto, non rinuncio anche stavolta all’anime da consigliare, e molti potranno indovinare facilmente quello di questa volta. Sto parlando ovviamente di GTO. In GTO, ovvero Great Teacher Onizuka, Onizuka, il personaggio su cui è incentrata la storia è un ex teppista motociclista che all’età di 22 anni aspira a diventare il più grande insegnante del Giappone, anche se in realtà poco lo differenzia dai suoi studenti (per dire, è appassionato di videogiochi ed è in perenne caccia di ragazze). Non sapendo perché ci fosse questa aria da leggenda intorno a quest’anime, ho deciso di vedermelo (sono attualmente all’episodio 25) e ho capito il motivo di tanta gloria attribuita a GTO. Le puntate sono tutte mini-vicende che sono legate insieme dalla trama che comunque procede e cambia le situazioni, in ognuna ci sono degli insegnamenti di vita, riferimenti al mondo scolastico, il tutto messo in chiave comica con Onizuka che si propone come un protagonista degno di nota, scapestrato ma che si dimostra avere una bontà d’animo imparagonabile. Il link per vedere le puntate in streaming sono su itaku.altervista.org, che al momento è fermo a causa dell’altro progetto di cui vi parlavo all’inizio del post.

Chiudo il post con quello che dicono tutti quelli che hanno visto GTO, e cioè che c’è bisogno e avrei voluto avere un professore come lui, e con un ringraziamento a tutti gli insegnanti, dalle elementari alle superiori, che si impegnano e si prendono cura in modo invisibile dei ragazzi per non avere poi spesso nulla in cambio, a parte il salario che però avrebbero comunque anche fregandosene.

2 risposte a “Insegnanti

  1. Alessio! Felice di tornare a leggerti, sarai stato molto occupato immagino…

    Se alle elementari non ti sei accorto di tutto il lavoro che si faceva dietro le quinte significa che hai avuto dei buoni insegnanti, di quelli che fanno focalizzare le energie sullo studio creando un ambiente appropriato e sicuro.

    Le medie sono state un limbo oscuro anche per me, un periodo di transizione privo di eventi troppo rilevanti, curiosamente quel poco di francese che conosco viene proprio da lì.

    Con le superiori ho avuto un rapporto di odio profondo. Ho conosciuto il bullismo, quello vero; mi sono scontrato con la burocrazia, l’inflessibilità ed il malcontento del personale, la staticità e la rassegnazione…
    Ho apprezzato veramente poche cose, lievi e fugaci barlumi nel buio: la sincerità di alcuni, la determinazone di altri; avevo un professore di matematica che ammiravo, viveva per la sua passione, un uomo semplice con un grande cuore.

    Metto “vedere GTO” nella lista delle cose da fare, ora come ora non ho più molto tempo…
    Ricordi quell’occasione di lavoro di cui ti avevo parlato al Codemotion? Beh, diciamo che ha avuto sviluppi inaspettati, sia diretti che indiretti; te ne parlerò più approfonditamente quando svelerai i tuoi piani riguardo il ‘progetto serio’, muhahaha.

    Ora ti lascio che domani la sveglia suona presto.

    — Claudio.

    • Nooo, la mia parte dispettosa mi si è ritorta contro XD
      Comunque si, sono stato abbastanza impegnato (ho anche saltato un esame ma sento che ne è valsa la pena) e questo mi ha portato via un po di voglia di scrivere qualcosa. Ieri che mi è preso il “momento nostalgia” ho deciso di non farmelo scappare. Ho fatto le 4 di mattina e ho buttato tutta stamattina (oggi mi sembra durato troppo poco effettivamente…) ma così doveva andare.

      Sono contento per la tua sveglia, vuol dire che qualcosa da fare ce l’hai, l’importante è quello.

      GTO non dico che lo consiglio come Steins;Gate ma quasi. Anzi, con permesso, chiudo qui che ho lasciato una puntata a metà…

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