Viaggiando parte 2

Io non viaggio spesso. Quasi mai nel vero senso del termine. Ma a volte parto. Per molto tempo. Mi è indispensabile. Far maturare un pensiero può impiegare giorni, ma per le sensazioni e i sentimenti ci vuole molto più tempo.
Parto per vari motivi. A volte per allontanarmi da situazioni spiacevoli, a volte perché ho semplicemente bisogno di tempo, a volte perché voglio partire per sempre. Poi mi ritrovo sempre un giorno a pensare se ho fatto bene a partire. “Si beh, ho fatto bene”, penso, il passato non mi da torto. Vedere le cose dopo un certo tempo ti fa capire varie cose. Ti toglie dagli occhi quel velo di abitudine.
E mi ritrovo puntualmente, inesorabile spada di Damocle sulla testa, la voglia di tornare. Spesso le cose quando torni sono diverse. Mi trovo sempre davanti al bivio, ritorno o boh. Penso se ne vale la pena. Penso se vale la pena chiedersi se ne vale la pena. Penso che le cose dopo troppo tempo diventano ingestibili. Mi capita di stare li a pensare al ritorno che non avverrà mai. Che forse dovrei smetterla di prendere come scusante il fatto di attendere il momento giusto. Mi da l’impressione di essere solo una via di fuga.
Avevo alle superiori un professore di elettronica. Un giorno disse una cosa, che probabilmente solo io ricordo. Non ricordo le esatte parole, ma disse che i problemi non vado evitati. Vanno affrontati. Mi sono trovato d’accordissimo, pensai di adottare quella filosofia. Pensai anche di averla seguita, finché non ho pensato a questa storia dei viaggi. Non ho capito se sia un fuggire dai problemi o solo la cosa migliore per capire le cose.
Non lo so, però potrei pensarci. E poi magari fare anche qualcosa.

P.S. Trattasi di puro delirio notturno che non deve essere preso troppo sul serio. Però non era male come post e ho deciso di pubblicarlo comunque.

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